Un sabato deciso di andare a fare una lunga passeggiata per riconoscere una riuscita impressionante: avevo imparato andare in giro a Venezia senza utilizzare una mappa! Non so andare in giro a tutta la città, ma nei due grandi sestieri Castello e Cannaregio e nei due piccoli sestieri San Polo e Santa Croce, vado in giro quasi come un nativo. Ma certo, esagero, direi non vado in giro più come un turista.
Non era facile. Per cominciare, ho studiato una mappa di Venezia con attenzione. Poi ho fatto la mia propria mappa che non era esattamente una mappa, ma era un elenco d’indicazioni per come attraversare Castello senza andare vicino la riva degli Schiavoni o Piazza San Marco.
La prima volta che ho usato questa mappa mi sono perduto almeno otto volte! Non importa in quale direzione ho preso sono sempre arrivato al stesso campo, il campo Bandiera e Moro, che è due passi dalla riva degli Schiavoni. Poi, mi sedevo e consultavo una vera e propria mappa, trovavo dove avevo sbagliato e sono ripartito. Ma dopo qualche minuto mi trovavo ancora nel campo Bandiera e Moro! (Adesso conosco bene questo campo.)
Poco a poco questo modo di navigazione stava migliorando, principalmente perché cominciavo a riconoscere i piccoli punti di riferimenti: un negozio qui, una porta là, una finestra con barre, una teca sull’angolo di un edificio, oltre ai grandi punti di riferimento, i calli, i palazzi, i ponti. Anche stavo imparando che non si può confidare nei nomi dei calli. Ci sono calli sulla mappa che non sembrano avere nomi, oltre calli che hanno nomi, ma non appaiono sulla mappa, e oltre calli con lo stesso nome. (Calle del Forno, per esempio, i calli dove si situavano una volta i forni comuni.)
Risulta che imparar andare in giro a Venezia è come imparare una lingua straniera: ripetizione e più ripetizione fino ai punti di riferimento come i punti di grammatica diventare vecchi amici.
Questo giorno comincio la passeggiata in via Garibaldi a casa mia. Voglio attraversare Castello a Cannaregio, da via Garibaldi a Sant’Alvise. Ho una mappa nella mia tasca per la sicurezza ma non ho l’intenzione di usarla.
Prima a sinistra in Corte Nuova, dove ci sono sempre turisti che stanno fotografando il bucato sulla linea. Ma più interessante del bucato è la casa del Rifondazione Partito Comunista. Una casa rossa, naturalmente, ma con una teca cristiana sul muro. A fianco a fianco, il comunismo e il cristianesimo; il comunismo a sinistra. Questa è la sezione ‘Sette Martiri’ del partito. I sette martiri erano partigiani ma erano loro comunisti o cristiani?
Come di solito il campo della Tana è affollato davanti all’ingresso all’Arsenale, ma il caffè nel campo è quasi vuoto. Nel campo dell’Arsenale un turista che sta camminando all’indietro per scattare una foto migliore dei leoni, inciampa sulla fonte vecchia e cade a terra. È un po’ divertente penso io ma nessuno ride. Anche nessuno viene ad aiutarlo.
Nel piccolo calle appena dopo il campo San Martino c’è un agente immobiliare. Soffermo lo sguardo sui appartamenti. Imparo la terminologia: angolo cottura, camera matrimoniale, ripostiglio, classe energetica. C’è niente a buon mercato, niente costoso. Si dice che Venezia è piena dei edifici vuoti. È vero?
La prima tappa di questa passeggiata mi porta al cortile di Palazzo Grimani, uno dei luoghi tranquilli che ho scoperto a Venezia. Ci sono più di luoghi per rilassarsi che pisciare nella città, ma qui si può farli entrambi. Cammino lungo la fondamenta del San Lorenzo, il campo di San Lorenzo e la chiesa in disuso di fronte. A sinistra in calle Larga San Lorenzo e appena arrivo al Rio di San Severo direttamente di fronte l’ingresso sul rio del Palazzo Grimani.
Che sorpresa! Sparsi sul parapetto trovo quattro libri di poesia. Chi li ha lasciati qui? E per chi? Molto presto deciso che uno dei libri è stato lasciato per me. Ma quale? I due grandi libri sono in francese, quindi non è uno di quelli. Gli altri sono in italiano. N’è il più piccolo che conquista il mio cuore, L’Ascesa e La Rinuncia da Pietro Cardona.
Nella tranquillità del cortile di Palazzo Grimani esamino il mio regalo. Scopro che Cardona è nativo di Torino, città dove vive e lavora. Lui è anche musicista, infatti, pianista. Questa è la sua terza raccolta poetica. Ci sono due poesie in questa raccolta, una breve, ‘Puf’, e ‘L’Ascesa e La Rinuncia’, una poesia in venticinque parti. Sono lieto di trovare che l’italiano è facile, ma anche un po’ deluso che non ci sia una dedica scritta a mano all’interno. Penso che debba correggere quest’omissione immediatamente.
a Linzi,
con apprezzamento e buoni auguri,
L’Associazione dei Appassionati Veneziani di Poesia
Tutto a posto, ma non leggo più, perché il cortile è improvvisamente pieno di musica meravigliosa da una ‘Gamelatron’. Questa è un’installazione elettronica nel cortile che sembra in un certo modo un’orchestra indonesiana di gamelon, l’opera d’artista Aaron Kuffner. È perfetto per rilassarsi.
Ascolto la musica seduto nell’angolo del cortile, da dove posso vedere le gondole scivolano lungo il rio. Gondola dopo gondola dopo gondola dopo gondola dopo gondola. I turisti sembrano non essere del tutto sicuro se questa è una buona idea o no. Ma come si può venire a Venezia e non andare a fare un giro in gondola?
Dopo una mezz’ora della musica di ‘Gamelatron’, parto Palazzo Grimani. Attraverso il campo Santa Maria Formosa senza pausa e prendo una scorciatoia da questo campo al campo Santi Giovanni e Paolo. Questa mi porta lungo calle Bressana, un piccolissimo calle che è così stretto c’è quasi non abbastanza ampio da passare l’un l’altro. Questo è Venezia: la città dell’intimità. Venezia è così intima che sempre s’imbatte in altre persone, non si può evitare gli occhi degli sconosciuti, non si può fare di finta essere anonimo.
Durante il pranzo un giorno discuto la questione con Giovanni. Perché è così speciale Venezia? Perché sono così tante persone s’innamorano con la città? (Anche noi. Entrambi stanno già parlando di tornare l’anno prossimo.) Ma certo, c’è l’acqua, la laguna e i canali, c’è l’assenza di traffico, ci sono l’architettura e l’arte, c’è la storia. Ma sopratutto credo che sia perché Venezia è una città a misura d’uomo. Le salizade e i calli e perfino i grandi edifici sono tutti a misura d’uomo. I palazzi e chiese sono grandi ma non sono grandissimi come quelli a Roma, per esempio. Venezia è anche una città abbastanza piccola che si può veramente conoscerla, una città che si può andare a piedi da un capo all’altro.
Il Rio dei Mendicanti divide Cannaregio da Castello ma non sono pronto appena ancora per attraversare il ponte a Cannaregio. Prima devo visitare la Basilica di Santi Giovanni e Paolo, che faccio sempre ogni volta che vengo qua. Non è la chiesa più bella a Venezia, ma è grande e spesso quasi vuota. C’è voluto un secolo per costruire Santi Giovanni e Paolo ma oggi resto solo dieci minuti. Poi una pausa davanti alla bellissima facciata dell’ospedale dove alcuni ragazzi stanno giocando a calcio, e poi vado per fondamenta dei Mendicanti. Attraverso a Cannaregio a fondamenta Nuove. Da qui c’è una splendida vista dell’Isola dei Morti. Sono andato al cimitero solo una volta, in inverno venticinque anni fa. Non c’era nessuno lì. Riposare in pace.
Non conosco Cannaregio così come Castello, dunque seguo i percorsi principali, diritto lungo fondamenta Nuove fino al campo dei Gesuiti e Santa Maria Assunta. L’interno di questa chiesa mi ricordo delle torte nuziale (parte torta, parte gelato) e per coincidenza c’è una nozze in preparazione oggi. Un milione di fiori bianchi! Fiori all’interno la chiesa, fiori intorno alla porta, fiori intorno alla fonte vecchia nel campo. Non aspetto l’arrivo degli sposi ma gli auguro un matrimonio lungo e contento. Lo meritano dopo aver fatto tanta fatica. Ma come parto il campo ho una domanda: se si sposa a Venezia, dove si va per la sua luna di miele?
Andare in giro a Cannaregio è un po’ più facile che a Castello. C’e più di un ordine a Cannaregio perché i canali principali scorrono parallele l’un l’altro. Si può seguire le fondamente e sapere più o meno dove si trova. Ma non essere deluso! Ci sono ancora molte possibilità per perdersi. Seguo la fondamenta lunga che comincia a canale della Misericordia come fondamenta della Misericordia e poi come fondamenta degli Ormesini. Qui ci sono molti ristoranti e alcuni di quelli sono buoni così come apprezzati, si dice.
Si attraversa un piccolo ponte e si viene a campo del Ghetto Nuovo. Stasera il campo è quasi vuoto. Alcuni turisti, alcuni bambini e tre soldati sono tutto ciò che posso vedere. Lo trovo strano, perché non si vede soldati a Venezia. I soldati sono qui per fare la guardia al campo si avrebbe pensare, ma alle cinque ore esattamente loro partono. Tutto a posto ancora. Il campo si sente di nuovo normale.
L’anno scorso un rabbino mi ha attaccato bottone con entusiasmo sul ponte a Ghetto. Voleva mostrami una scuola di pesce nel canale. Sembravano essere piccoli squali e c’erano trenta o più. Incredibile. Molto presto c’erano sei altre persone sul ponte ad ammirare questo vista rara, attirato dal entusiasmo del mio rabbino amichevole. “Pesce nel canale! Che incredibile!” lui gridava. Eravamo tutti d’accordo che non si avremmo mangiare pesce dai canali, ma secondo Carlo, il padre di Diego, due generazioni fa la pesca e il nuoto nei canali erano normali.
Come sto andando in giro qui vicino mi sento un po’ nostalgico per il tempo trascorso l’anno scorso. Quindi devo visitare la Scuola di Grafica ancora, prendere un bicchiere di pinot grigio al ristorante Bentigodi, e stare in piedi sul ponte piccolo dietro la chiesa San Marcuola e ammirare ancora una volta la vista del Palazzo Turchi sul Canal Grande.
Tutto a posto, io compro dei cantucci alla pasticceria a Rio Terra San Leonardo e poi cammino lentamente verso la fermata del vaporetto a Sant’Alvise. Si dice che Sant’Alvise è il luogo più tranquillo a Venezia e alle sei ore stasera non c’è nessuno qui. È un vero piacere a sedersi da solo dietro il muro di pietra in attesa del vaporetto e ammirare la laguna nella luce della sera. È vero: questo è un luogo tranquillissimo.