poscritto della biennale: conversazioni con un architetto

Voglio tanto abbracciare questo edificio!

Dopo la biennale, passiamo una settimana in campagna a nord di Roma, dove parliamo dell’architettura con R, un architetto che ha progettato alcuni edifici meravigliosi tra gli oliveti di Sabina. Ci parla dei suoi piani ambiziosi per costruire di più sulle colline sabine, e quanto ammira le opere dell’architetto australiano, Glenn Murcutt. R è appassionato di sostenibilità e ha una comprensione impressionante della storia e filosofia dell’architettura. Una gran parte della nostra discussione è filosofica. Lui sostiene che il fonte della creatività è ‘povertà’: avere il poco, appena a sufficienza, ma non più; dover arrangiarsi, trovare il modo di vivere bene con ciò che c’è. Questo è un modo creativo di vivere, è povero, R dice, ma ‘povero’ non è ‘la miseria’, la disperazione di quelli espropriati dalla guerra e i rifugiati. Essere povero è la condizione necessaria per l’innovazione.

Questa discussione si concentra sull’Italia. In Italia, dice R, c’e un paesaggio di montagne e valli e fiumi, ci sono stagioni, ci sono uccelli e animali. Questo fa la gente ‘canta’ e produce ‘molti modi di pensare’. Comprendo questa intuizione, sapendo che R è italiano ma anche un migrante, che non arriva in Italia fino a quando ha trentacinque anni, ed è già architetto. L’Italia insegna lui qualcosa su di sé, è qui che si sente finalmente a casa.

‘Voglio tanto abbracciare questo edificio!’ lui dice quando vede la casa in cui alloggiamo: un edificio straordinario, almeno a noi, probabilmente dal Medioevo, probabilmente un convento una volta, costruita in gran parte con pietre e mattoni dalle rovine di una città romana, e restaurata negli anni cinquanta da qualcuno che ovviamente sapeva dell’architettura. Indubbiamente è la casa più meravigliosa in cui siamo mai alloggiati.

‘Perché non abbiamo smesso con questa?’ lui mi dice in parte scherzosamente. L’architettura moderna, con cemento, acciaio e vetro, continua sempre a cercare di essere nuova ma non può costruire qualcosa bella come questa… Durante il pranzo lui sviluppa questo tema con la storia di una chiesa in una comunità remota in America del Sud. Non ci sono edifici moderni né in questo villaggio né in quelli confinanti, e la chiesa deve essere costruita dal nulla. Come farla? Sapendo che storicamente gli edifici furono costruiti nello stesso stile per secoli, R progetta una chiesa proprio come le chiese negli altri villaggi. Per costruirla gli abitanti devono imparare tecniche tradizionali di costruzione, così la chiesa diventa la loro in modo più profondo.

Anche se non parliamo di questo specificamente, le nostre conversazioni riflettono le idee manifestate nel viaggio di scoperta di Mario Cucincella in L’Altro Spazio e il lamento appassionato di Bogdan Bogdanović sulla distruzione della città tradizionale.

Un’altra chiamata, un altro progetto; questa volta, è il pranzo…

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